Spesso si commette il grande errore di pensare che la danza sia fatta solo di belle linee, doti naturali e fisici perfetti che fluttuano nell’ aria, ma non è così, la danza è prima di tutto un’ arte mentale, un lavoro che parte dalla testa e se la testa vuole il corpo può, un esempio di ciò è la ballerina Dorothèe Gilbert attualmente étoile dell’ Opera di Pargi . Dorothèe inizia a ballare al conservatorio di Tolosa all’età di 7 anni ma all’età di 11 anni viene scartata all’esame di ammissione per la scuola di ballo dell’Opera di Parigi riuscendo ad entrare l’anno successivo. L’étoile francese ha dichiarato più volte di aver avuto molti periodi duri , ma di non aver mai pensato di non riuscire,si è trovata ai suoi inizi di fronte a maestri amanti assoluti delle linee perfette e di belle gambe mentre lei non possedeva ancora nulla di tutto ciò facendo tutto ma male e rendendole la situazione estremamente frustrante, ha cercato così di lavorare sui propri punti deboli.
“Gli ultimi due anni della scuola, invece, sono stati più semplici: si è intensificato il lavoro sulla tecnica e mi sono trovata meglio di altri compagni più carenti sotto quel profilo. Poi siamo stati più coinvolti nei balletti e, a un certo punto, è arrivata la prima grande possibilità. Facevo parte della cosiddetta “seconda divisione”, durante la rappresentazione de I deux pigeons: all’improvviso tutte le ballerine della “prima divisione” si sono infortunate e mi è stato affidato il ruolo principale di Gitana che mi era piuttosto congeniale in virtù delle origini spagnole di mia madre. Da quel momento, la direttrice della scuola ha iniziato ad apprezzarmi di più» ha dichiarato la ballerina in un’intervista.
Dorothèè Gilbert è nota per la sua tenacia e determinazione che è stata per lei fondamentale al fine di colmare le proprie lacune. Infine Dorothèe ha affermato più volte :« Se c’è la passione, lavorando duramente, si può riuscire a fare qualsiasi cosa, persino a cambiare il proprio fisico. Solo la vera passione, infatti, rende possibile sostenere sacrifici e rinunce. In base alla mia personale esperienza il talento conta al 20 per cento e il lavoro all’80».
Ilaria De Sio